In un momento di ristrettezze, in cui si pratica il “distanziamento sociale”, noi educatori del nido continuiamo ad essere i fautori e gli artefici della socializzazione primaria, nonostante tutto.
Anche con il volto parzialmente coperto da una mascherina cerchiamo di dare il meglio, ci impegniamo al massimo ma talvolta è complicato esprimere pienamente ciò che volgiamo senza ricorrere anche alla mimica facciale. Tutte le sfaccettature emotive, le espressioni di rassicurazione ed incoraggiamento ma soprattutto i sorrisi rivolti ai nostri bambini si fermano a metà. Solo gli occhi devono parlare senza filtri. Non potendo, dunque, contare su questi importanti elementi per il nostro lavoro dobbiamo pian piano reinventare i nostri strumenti operativi.
Tutto questo non ci abbatte ma, al contrario, ci stimola a ripensare il nostro stesso “modus operandi” cercando ad esempio, di puntare maggiormente sulla modulazione della voce e sulla comunicazione dei nostri sguardi, nonché sull’utilizzo sempre più consistente di filastrocche e scenette che scandiscono la routine del nido.
Il nostro compito è comunque quello di rassicurare i genitori dei bambini e, oltre il nostro personale, anche le nostre famiglie e noi stessi.
In questo periodo anche i rapporti con i genitori inevitabilmente hanno subito dei cambiamenti. L’inserimento al nido, ad esempio, è stato fortemente limitato dal punto di vista temporale e relazionale, dovendo ridurre al minimo i colloqui informativi con i genitori e lasciando spazio a strumenti tecnologici e modulistica anche cartacea. La riduzione delle relazioni in presenza è stata parzialmente compensata dall’utilizzo di comunicazioni scritte, messaggi inviati tramite telefono e mail e il sempre più crescente utilizzo dei social media.
Anche la periodica progettazione delle attività ludico-didattiche, la supervisione e le riunioni d’equipe in presenza hanno ceduto il passo alle modalità in “smart working” e alle videoconferenze.
Nonostante tutti questi cambiamenti inevitabili per convivere con il “nemico invisibile che ci circonda costantemente”, il “virus cattivo”, non è mai venuta meno la passione per il nostro lavoro e per quel mandato pedagogico che caratterizza l’ambiente del nido che deve continuare ad essere vissuto come laboratorio di vita e crescita esperienziale per il bambino.
In questo contesto fortemente alterato, anche lo spirito natalizio è stato adattato al nuovo ambiente e alle nuove regole del nido. Negli anni precedenti era facile far vivere ai bambini una genuina esperienza natalizia, accompagnandoli alla scoperta delle tradizioni, all’osservazione di come si trasforma il mondo circostante durante le festività.
Attualmente le normali attività, come ad esempio addobbare l’albero o allestire il Presepe, devono essere svolte secondo modalità differenti ma con l’obiettivo di mantenere inalterata l’esperienza magica del Natale. Qualsiasi nuova metodologia, naturalmente, ha alla base sempre il gioco e l’esplorazione che arricchiscono il bagaglio esperienziale del bambino. E se dobbiamo rinunciare ai momenti collettivi in presenza di genitori e parenti, come recite e rappresentazioni, gli educatori stanno mettendo in campo tutta la propria inventiva e nuove strategie per non far avvertire ai bambini mancanze o esperienze spiacevoli che possano segnarli.
Anche questo è essere educatori all’interno di un nido.