Un documento rivoluzionario approvato dalla rete dei Garanti regionali dell’Infanzia e dell’adolescenza e che dà più voce ai minori in ambito sanitario.
L’apertura delle scuole di ogni grado all’epoca del Covid-19 ha generato non poca incertezza iniziale. Un’incertezza che col passare dei giorni e delle settimane non è certamente diminuita a causa dell’insorgere, in alcune scuole, di situazioni di positività al virus che hanno fatto scattare prontamente tutti i protocolli sanitari necessari, in primis l’isolamento, in alcuni casi anche cautelativo.
Così ci ritroviamo a dover pensare al delicato isolamento dei ragazzi e soprattutto dei bambini più piccoli in quarantena: un giorno sono a scuola circondati dai propri compagni, mentre quello dopo si ritrovano costretti a casa, in un mondo sì familiare ma certamente meno stimolante dell’ambiente scolastico.
A questo scenario si aggiungono anche i casi di ricoveri ospedalieri dovuti al Coronavirus di bambini anche in tenera età, quindi fragili. Pensare al loro benessere anche psicologico è di vitale importanza, cercare di evitare un’esperienza traumatica è l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi.
Anche in quest’ottica lo scorso 28 settembre 2020 è stato presentato presso il Consiglio della Regione Puglia il “Codice etico del diritto della persona di minore età alla salute e ai servizi sanitari”. Si tratta di un documento che ha origine dal contributo di Unicef Italia ed è il frutto del lavoro sinergico della rete dei Garanti regionali dell’Infanzia e dell’adolescenza e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Un documento per certi versi rivoluzionario perché considera bambini e adolescenti malati alla stessa stregua degli adulti, con pari diritti ma soprattutto riconoscendone la capacità di intendere ed esprimere il proprio parere ad esempio sui percorsi clinici e terapeutici da seguire.
Il codice fa riferimento ad alcuni inalienabili diritti del minore, non solo quello alla salute, ma anche il principio di non discriminazione, l’assistenza con percorsi di ospedalizzazione differenziati caso per caso, il rispetto della privacy, la protezione da ogni forma di violenza. A questi si aggiungono il diritto alla continuità relazionale con i membri della famiglia, il diritto al gioco e al rispetto anche nell’ambiente ospedaliero, con luoghi esclusivamente destinati ai minori e diversificati per fasce d’età. Tale codice è dunque particolarmente utile alla tutela dei diritti dei quei minori ospedalizzati o che hanno bisogno di assistenza socio-sanitaria a domicilio.
In un momento storico così delicato a causa dell’emergenza sanitaria in corso, in cui inevitabilmente si sta sconvolgendo la vita di tante famiglie, occorre più che mai tutelare i nostri piccoli che sono costretti a vivere le difficili esperienze di ospedalizzazione o di reclusione domiciliare per motivi di ordine sanitario.
Al di là del lavoro che la Commissione per il sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni sta svolgendo per supportare gli operatori dei nidi e delle scuole dell’infanzia, nell’elaborare gli orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza, che propongono un modo diverso per fare nido e scuola (già sperimentato durante la fase emergenziale della pandemia), sia opportuno che si elaborassero delle concrete modalità di supporto per tutti i minori che saranno costretti a fare i conti con la fase di quarantena soprattutto se in tenera età e per le rispettive famiglie.
Il codice, infatti, dovrebbe prevedere anche delle azioni miste di aiuto per le crescenti situazioni in cui si stanno trovando o potrebbero trovarsi quelle famiglie i cui bimbi, a causa della presenza di casi di Coronavirus nelle rispettive classi, si vedono e si vedranno costretti a stravolgere nuovamente le loro abitudini di lavoro e di vita.
A tale proposito è importante che anche le organizzazioni per l’infanzia stiano elaborando un nuovo modello di Legami Educativi a Distanza, cioè i famosi LEAD, naturalmente sulla base dell’esperienza già fatta, scongiurando una chiusura totale ma altresì preparandosi all’eventualità in cui si ripresenti la necessità di una didattica a distanza. Questo non può prescindere dalle esigenze delle famiglie ma anche delle strutture educative che devono fare i conti con interruzioni dei servizi educativi in un contesto in cui, diversamente da quanto accaduto durante il passato lockdown, non sono attive forme di aiuto a livello nazionale.